giovedì, agosto 28, 2008

Persi!

I nostri eroi si sono... persi!
Eccoli sprofondati nel sottosuolo del Faerun, nei meandri più remoti dove creature misteriose aspettano misteriosi avventori in cerca di misteri misteriosi.

Riusciranno i nostri eroi a "riuscire" alla luce del giorno?
Troveranno i nostri eroi una "trovata" che possa salvarli?
Penseranno i nostri eroi a qualche "pensata" geniale?
Caveranno i nostri eroi qualche "cavo" da qualche buco?
Peneranno i nostri eroi nella ricerca di qualche... beh... lasciamo stare..

Lo saprete presto, forse.

mercoledì, agosto 06, 2008

Diario di viaggio di Tiago dei Rhym

Parte Terza - Sabbia

Tenevo davanti agli occhi questa borsa di pelle color senape, la rigiravo tra le mani con un gusto tutto mio, apprezzandone i particolari della manifattura e compiacendomi del mio piccolo meritato bottino. Aveva una lunga tracolla con diverse fibbie, alcune di queste leggermente alzate in modo da poterci appendere delle cose, era strappata all’altezza del petto e i due lembi erano bruciati e anneriti a causa del mio incantesimo. La borsa era chiusa da una patta con un fermaglio di metallo scuro piuttosto elaborato. Il curioso oggetto aveva la forma di un qualche tipo di uccello che non so riconoscere, posto di profilo con le ali sporte in avanti a coprire parzialmente un lungo spillo a forma di bastone da mago, che tiene chiuso il fermaglio. L’impulso lecito di sfilare quello spillo e scoprire chissà quali diavolerie da ladruncola si celeranno nella piccola borsa è assai forte, ma non abbastanza da farmi dimenticare la mia istruzione in campo di magia. Appoggiai la borsa per terra e feci un passo indietro, andai verso il sacco con le mie cose e frugandoci dentro mi accorsi che mancavano ovviamente i soldi, che erano comunque pochi, alcuni oggetti vari e la borsa dei componenti per gli incantesimi. La trovai per terra a poca distanza, è stata rovesciata spargendo sul mozzicone di pontile una miriade di oggettini strani, polveri, essenze e macabri pezzi di animali o insetti morti. Frugando trovai e afferrai un piccolo cristallo di quarzo che faceva proprio al caso mio e tornai a concentrarmi sulla borsa. Ci volle, e me ne vergogno, un discreto sforzo mentale per ricordarmi il procedimento magico necessario a identificare un possibile incantesimo di protezione in atto su un oggetto e nel frattempo venivo distratto da note immagini raccapriccianti di apprendisti inesperti, tristemente segnati da un fallimento in questa pratica. Presi un bel respiro, concentrai i miei sforzi e cominciai la cantilena mentale che ricordavo a memoria... ad un tratto sentii il cristallo illuminarsi e scaldarsi nella mia mano, lo osservai con attenzione e capii che un glifo di interdizione era in atto sul fermaglio della borsa. Sorpreso balzai all’indietro lasciando cadere il cristallo, ero sudato e avevo il fiatone per l’emozione, avevo compiuto una lettura del magico alla perfezione! Se solo avessi avuto del buon vino avrei certamente festeggiato questa impresa che, per me, non era affatto cosa da nulla. Pensai quindi che la ladra in questione sapeva in fin dei conti il fatto suo, e mi rammaricai del fatto che non potevo scoprire il contenuto di quella sempre più misteriosa borsa.
Il sole era sempre alto nel cielo, ma davanti a me l’inspiegabile e quasi spettrale foschia delle Terre Grigie mi ricordava qual era la mia prossima meta e mi spingeva ad agire in fretta. Raccolsi tutto ciò che poteva essermi utile, e sacco in spalla mi avviai a nord salutando l’ormai del tutto putrido Niola e ringraziandolo per aver fatto bene la guardia. Conosco abbastanza bene gli orchi e la loro organizzazione sociale e militare, li ho combattuti fin da quando ho memoria, a partire da quel giorno quando assaltarono l’orfanotrofio di Manhak dove credo di essere nato. Ricordo bene quella notte, compivo 8 anni e per divertirmi buttai nel pentolone della minestra appena fatta della sera le ghiande dei porci... devo ringraziare l’attacco degli orchi, altrimenti avrei ricevuto una punizione ben peggiore. In poco tempo ci fu un massacro, il monaco Jau, rettore dell’orfanotrofio, si batté fino all’ultimo suo vecchio respiro, aveva in mano solo il lungo mestolo di legno che avrebbe altrimenti usato per punire me e con quello spaccò il cranio a quattro orchi quasi il doppio di lui... Dette così il tempo di fuggire a quelli di noi che correvano meglio e gli altri che già avevano per colpa mia saltato la cena, finirono in quella degli orchi. Ho imparato a conoscere molto bene queste bestie assetate di sangue, tanto che non dormo bene la notte se non ne ho uccisa una di recente, e come me sono così quasi tutti i miei coetanei del Mare della Luna, cacciamo gli orchi e i loro simili dalle nostre case sin da quando è nato il Mare e d’altra parte le infami bestiacce fanno lo stesso con noi e sicuramente ricambiano i nostri sentimenti. Il silenzio del Thar avvolgeva i miei passi, mentre mi districavo tra arbusti e camminavo con cautela sul terreno brullo e polveroso che “accoglie” i visitatori di questa simpatica terra dimenticata dagli dei. Passo vicino agli alberi più grandi e nelle zone più vegetate per approfittare della copertura, ma cerco di rompere il minor numero di piante possibile perché so che il passatempo preferito degli orchi e battere la loro terra in cerca di tracce di intrusi. Ultimamente mi sono chiesto spesso che senso abbia uccidere gli orchi... sono tantissimi, troppi e non si stancano mai. Noi li battiamo e li cacciamo più frequentemente di quanto facciano loro, questi però si riproducono più di noi e si nascondono meglio, quindi il circolo e decisamente vizioso. Osservo con attenzione ovunque possano vedersi delle tracce, non di orchi, bensì della mia amata ladruncola halfling, che non creda di passarla liscia dopo quello che mi ha fatto. Di tanto in tanto il mio sguardo viene catturato dalle palesi tracce di pattugliamento orchesco, correggo opportunamente la direzione in modo da starne più alla larga possibile, non ho intenzione di farmi pescare stanco, affamato e impreparato da una truppa di ricognizione. Dopo molto camminare la testa cominciava a girarmi, la mancanza di cibo e acqua si faceva sentire, così decisi di inoltrarmi verso l’interno dove sapevo esserci un ambiente meno arido e magari con un po’ di fortuna per fino un ruscello... I sassi intralciavano il mio cammino rendendolo più faticoso e la polvere entrava prepotentemente nei miei polmoni mentre cercavo di respirare più a fondo e quando il sudore della mia fronte prese a colare sugli occhi annebbiandomi la vista decisi che era meglio prendermi una pausa.
Mi accasciai su una grossa roccia grigia, e appoggiandoci il mio stanco sedere espressi con una sonora imprecazione il mio profondo disprezzo per quello scomodo e inutile ammasso grigio. Polvere e sassi tutto intorno e silenzio, solo il mio ansimare spezzava la quiete totale di questo luogo. Guardando attorno a me non potevo che stupirmi dell’assurdità di questo ambiente: si tratta di una pianura deserta di pietre e secchi arbusti con striminzite foglie chiare... ma non c’è sole qui, tutto quanto è avvolto da una nebbia impastante. Il cielo è, figuriamoci, grigio e fa un caldo soffocante.Voltandomi indietro non vedo la spiaggia, eppure non ho percorso una gran distanza, e a stento riconosco la via che ho preso. Ad un tratto mi balza in mente un pensiero, “io sono mai stato qui?”. Non credo, se ripenso però alla strada che ho fatto mi sembra di averla presa quasi automaticamente, senza pensare. Sapevo che da questa parte il terreno cambiava e so che più avanti ci sono prati e grosse voragini nel terreno, come dei canyons, che gli orchi occupano con i loro villaggi, eppure non sono mai stato in queste terre. La testa non smetteva di girare e un rumore fastidioso come quando fischiano le orecchie si insinuava a poco a poco nella mia testa, chiedendomi, quasi obbligandomi a stendermi lì, su quella roccia, per trovare un po’ di sollievo. Lasciai la testa a penzolare all’indietro e provai un’immediata sensazione di benessere... Potevo rimanere così ancora per un po’, tenere gli occhi chiusi per qualche secondo ancora, in pace, mi avrebbe risparmiato certamente ciò che stavo per vedere e chissà cosa sarebbe di me ora se non avessi immediatamente e inspiegabilmente aperto gli occhi, sicuramente non sarei qui a scrivere ciò che state leggendo. Tutto accadde in un secondo: i miei occhi si aprirono e capovolta vidi l’immagine di un enorme albero secco sul ciglio di un ammasso roccioso, posto ad alcuni metri sopra la mia testa. Come per tutte le cose l’equilibrio è una condizione provvisoria, in attesa di essere mutata in favore di un movimento liberatorio e improvviso. Così accadde che sopra la mia testa le vecchie radici dell’albero cedettero lasciando cadere sotto di loro una cascata di rocce e terra. Il fato volle che i miei occhi increduli si aprirono in tempo per veder accadere la cosa e in un secondo, che mi parve un minuto, ebbi il tempo di decidere che potevo muovere la testa, e mi spostai di scatto rotolando giù dal masso appena in tempo per vedere infrangersi una gragnuola di pietre lì dove un secondo fa la mia testa riposava, serena e ignara di ogni cosa.

martedì, agosto 05, 2008

E' tempo di ripartire

E' giunta l'ora di rimettersi in marcia, prodi eroi.
Avete gozzovigliato troppo e molti terribili eventi sono accaduti.
E' il momento di ripulire il male che ammorba questo mondo!

Verificate di avere con voi fischietto, berrettino, crema solare, padella per uccidere i ragni, coltello per fare il gioco con la mano sul tavolo, nacchere, maracas, olive piccanti, bottiglietta d'acqua, cuscino gonfiabile per ammaraggi e soprattutto un paio di opuscoli da leggere per quando sarete nascosti dietro un cespuglio a fare la grossa.

Siete pronti, piccoli BoiaFaus!
Caricate gli zainetti, legate bene il foulard al collo, allacciate le scarpe o gli zoccoli (a seconda), limatevi bene tutte e due le corn..... come non detto!

Pronti?
Se si si va!