sabato, agosto 11, 2007

gesta della paladina

Ivi narro le gesta, forse ultime, di Ikea Novalgina, paladina senza macchie e senza paura i cui temerari valore e sprezzo del pericolo la portarono a subire pesanti perdite.
Ma ora vi narrerò dall’inizio la disavventura. Perduti i compagni in un attimo di disattenzione la paladina partì pronta alla loro ricerca avventurandosi in loro soccorso con l’unica compagnia della fida spada.
Il primo ostacolo da scalare era l’enorme albero su cui arrampicarsi per seguire il percorso dei compagni.
Con sforzi e fatica riuscì trovandosi al di sopra della chioma in quella che pareva una smisurata foresta i cui alberi erano i rami stessi del secolare albero. Al centro della piana trovò una pozza d’acqua e dopo averla un po’ studiata e aver capito che trascinava giù con se ciò che vi si immergeva, con sprezzo del pericolo vi si immerse e si trovò in un dedalo di stanze dalle minacciose sembianze e proseguì cauta ma decisa.
Si imbattè in una sala con 8 statue e un enigma da risolvere, passò oltre senza problema alcuno e si trovo in una stanza con acqua scura e sporca e dei sassi su cui saltare per attraversarla. Ingenuamente, presa dalla foga di ritrovare i compagni, non si accorse che i sassi altro non erano che immagini menzognere e saltandovi sopra si trovò nella fredda acqua scura e li sprofondò ritrovandosi non si sa come sopra la tavola di pietra incontrata non molto prima ma, ahimè, la vezzosa paladina si ritrovò dimezzata in altezza . Dal momento che la sua statura era minuta già da prima si ritrovò alta 73,5 cm. Non lasciandosi scoraggiare la paladina rinfoderò la spada troppo lunga e estrasse il pugnale. Tornò alle pendici del grande albero, e date spiegazioni agli anziani accompagnatori che lì attendevano ripartì a scalare l’albero seppur con l’impaccio della minor altezza.
Trovò una stanza con dei faccioni di pietra e un nuovo indovinello. Certa di averlo risolto infilò dapprima la spada e poi un braccio nel faccione. Ahimè quale gesto avventato fu quello.. La paladina perse la mano sinistra e soffrendo un’atroce dolore e perdendo moltissimo sangue tentò di arrestare l’emorragia legandosi il moncherino con una corda. Il tentativo non sortiva alcun effetto e la giovane ebbe un’illuminazione medica, dovuta forse al promettente cognome, e utilizzò la tenda per tamponare la situazione. Il sangue scorreva un po’ meno copioso e riposando un po’ la giovane si curò quanto bastava per poter stare in piedi e trascinarsi a tentoni fino alla pozza d’acqua per tornare in modo rapido fino ai due anziani in cerca di soccorso.
Fiduciosa in Heironeus la giovane sperava inoltre che un nuovo bagno nella pozza oscura l’avrebbe fatta tornare della giusta altezza.Tuttavia il dio doveva essere sordo alle sue preghiere e la sventurata Ikea si trovò nuovamente sulla tavola di pietra ma questa volta cieca, mutilata e nana. Depressa ma non scoraggiata inveì contro Heironeus che l’aveva abbandonata e il dio infido, che in quel momento doveva essersi svegliato dalla pennica, pensò bene di punirla infliggendole altro dolore.La sventurata chiese perdono e si trascinò fino dai vecchi che in qualche modo la curarono ridandole un po’ di forze.
Qualsiasi essere di buon senso si sarebbe seduto a piangere sulle sue disgrazie, ma la valorosa, sfortunata paladina decise che doveva comunque andare in aiuto dei suoi compagni! Chiese l’aiuto del druido il quale legò una corda e delle liane al pugnale trasformandosi in aquila e conficcando il pugnale in cima all’albero.
La valorosa utilizzando acrobatiche abilità, piedi denti e la mano buona,deposti tutti i pesi si tirò in qualche modo fino in cima alla quercia sorretta soltanto dalla ferrea forza di volontà.
Nel frattempo aveva sciolto l’enigma delle 8 statue e sapeva di poter trovare a colpo sicuro il re. Con ottima memoria e un po’ di fortuna ripercorse il tratto già due volte esplorato e giunse alla sala delle statue. A memoria cercò la quinta da sinistra che era la statua del re. L’enigma diceva per non morire tocca la spada del re. Ikea la trovò , la toccò, ma nulla accadde. Allora, forse per il troppo sangue perso e la debolezza eccessiva, forse perché anche il suo cervello si era ridotto alla metà, decise che, dal momento che la statua accanto al re era quella del guaritore, forse avrebbe potuto risvegliarlo in qualche modo.
Avventata fu l’idea della aventurata. Non appena toccata l’elsa della spada del guaritore in pietra venne mutata. A nulla servì aver risolto l’enigma se non fece buon uso di iò che aveva appreso.
Ora gli avventurieri che si troveranno in quella sala vedranno la nona statua di una mezz’elfa nana, monca e cieca vicino a un guaritore!
Esisterà un modo e una persona che cercherà di salvare la valorosa Paladina? Deciderà Heironeus di premiare il suo valore dopo tanta sofferenza? O la sua avventura si conclude in modo mosero ma onorevole in un blocco di pietra?

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