venerdì, maggio 09, 2008

Segnali Premonitori

Dorso del Mondo, seminativo.
Scrutare numero 26 del giorno, atti pubblici.

“Mamma, cosa sono?”
La bambina afferra la gonna della madre e comincia a strattonarla.
“Mamma, dai, dimmi! Cosa sono?”.
Accanto a lei la madre, una mano alla fronte per proteggersi dal sole, lo sguardo verso il cielo. Ha lasciato cadere il secchio dei panni freschi di bucato sull’erba soffice del suo cortile. Non ha nemmeno fatto rumore nel cadere, così come la voce della figlia non risulta che un sussurro ovattato, lontano, nel fragore del momento. La donna non crede a ciò che i suoi occhi vedono, rapita da questa immagine alla quale non si assiste certo ogni giorno, tutto il resto le pare insignificante, perfino i suoi panni puliti nel fango. Lei trova buffo che in un momento come questo gli vengano in mente le parole di suo marito, quando questa mattina le disse con orgoglio di aver finalmente pagato le ultime ottocento monete d’oro di rata sulla casa. Le salta agli occhi l’immagine di sua figlia mentre arriva a casa ridendo di gioia, appena accettata alla scuola infantile di magia del paese, un paio di giorni fa. In questo momento il passato, così come il futuro, paiono privi di significato, o perlomeno di attrattiva. Perfino la vicenda del vecchio Meddy, e tutto il terrore che portò in paese, sembra improvvisamente dimenticata. Se la donna potesse distogliere lo sguardo dal cielo, che scurisce sempre di più, di istante in istante e guardarsi attorno, si accorgerebbe che l’intero paese è ora riversato per le strade. Bocche aperte, occhi spalancati, lanciati verso l’alto. Tutti hanno smesso di fare qualsiasi cosa stessero facendo, sembrano gli attori di una commedia alla fine dello spettacolo, abbandonata ogni farsa rimangono senza ruolo e senza battute. L’unica differenza e che nessuno s’inchina e nessuno batte le mani. Il vecchio Gherd, non si accorge di aver puntato il suo bastone in una buca del terreno, probabilmente non si accorge neanche di stare cadendo, a causa di questo. Almeno da terra riesce a vedere meglio quello che sta accadendo e dall’alto dei suoi 432 anni da nano giura, tra se e se, di non aver mai assistito ad un evento simile in vita sua. Una macchia d’ombra si stende sul paese di Jerrom, ai piedi delle montagne del Dorso del Mondo, un fragore di versi stridenti e sbatter d’ali si espanderà lungo le terre del Nord. Fermerà il respiro delle creature misteriose del Bosco Incantato, catturerà lo sguardo di tutte le tribu degli Orchi, di tutte le bestie feroci che popolano il deserto dell’Anauroch e delle canaglie che si nascondono nelle Terre Grigie. Gli umani che si ammazzano a vicenda nel Mare della Luna sembreranno dei soldatini di legno, immortalati nella loro posa di battaglia, mentre sui loro elmi puntati verso il cielo cala l’ombra e si riflette lo scintillio di milioni di scaglie lucenti, migliaia di artigli affilati.
“Mamma.. ho paura, falli andare via, fai una magia!”
La donna abbassa finalmente lo sguardo e lo posa sulla figlia. Si china lentamente, appoggiandosi sulle ginocchia e passa una mano tra i capelli della bambina. Quanto e bella sua figlia, non può fare a meno di pensare, con quelle sottili orecchie appuntite che spuntano dalla chioma rossa, gli occhi grandi e lucidi, sempre allegri, per fino in una situazione come questa non sembrano mostrare segni di sconforto. Non le assomiglia per niente, ha preso tutto dal padre, “gli halfling hanno geni forti”, dice sempre lui, con fare orgoglioso.
Nel frattempo il cielo sopra Jerrom si era tinto di nero luccicante, non un centimetro di azzurro riusciva a penetrare tra le ali, gli artigli e i lunghi colli squamosi di una nuvola di bestie in frenetica corsa verso chissà dove.

“Tesoro, la mamma non può far scomparire un milione di viverne dal cielo”.

Dalle pubbliche cronache scrutate della Gilda degli Osservatori di Greyhawke.

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