domenica, gennaio 20, 2008

Diario di viaggio di Tiago dei Rhym

MAI FIDARSI DI UNA MUMMIA
Parte Prima - Sabbia

Era il primo giorno di marzo di un anno fa, il giorno in cui incontrai quella maledetta vecchia fattucchiera. In realtà non era giorno, ma notte e non era neanche la prima volta che incrociavamo lo sguardo io e la mummia, Hjare si faceva chiamare. A bordo della Koh’vaa lei era il chierico, curava le ferite degli inetti che si infortunavano prima ancora di sbarcare nel Golfo di Melavaunt a portare la morte ai ribelli che si opponevano al dominio Zhentarim.
La luna spargeva un velo bianco spettrale sul ponte umido e salato del vascello da guerra. Il rumore assordante dell’acqua contro la chiglia mi dava particolarmente la nausea quella notte, non c’era bisogno di aiuto da parte della comparsa improvvisa dell’orrendo volto mummificato di Hjarn (ma chi ha autorizzato questo dessert per vermi a salire sulla nave?!).
Ella dopo aver accertato che resistevo all’impulso di vomitargli in faccia la cena (un pezzo di formaggio ammuffito) mi parlò con la sua voce lontana e quanto mai irritante
– Questa nave non toccherà terra l’indomani, né i giorni a venire. – Da buon soldato il primo pensiero a sfiorare la mia mente doveva essere come avvisare il capitano dell’ammutinamento… ma io non sono mai stato un buon soldatino, perciò risposi
- Sto ascoltando.- Gli occhi di lei, o meglio, le sue orbite vuote ospitavano un pallido bagliore che si faceva sempre più intenso mentre, con difficoltà di linguaggio e parole molto complesse, mi rivelò quello che definì “l’eredità dei fratelli dimenticati”, o almeno questa è la traduzione più vicina che posso darvi del fraseggio cantato in draconico che utilizzò Hjare, dicendomi che anche il suo era un riadattamento.
Tutto quel blaterare mi aveva messo tremendamente a disagio, anche perché all’inizio non capivo il motivo di questa “piacevole” conversazione, ma non ci misi molto a scoprirlo, difatti durante la sua orazione gesticolava così tanto e in modo così convulso che anche l’Uthgart più ottuso si sarebbe accorto del trucco: il discorso era la componente verbale di un incantesimo. Nell’istante in cui realizzai che evidentemente ero stato escluso dall’ammutinamento afferrai l’impugnatura della mia doppia lama e tirai con tutta la forza che avevo per colpire la schifosa fogna a cielo aperto, prima che pronunciasse l’ultima parola. Ci fu un bagliore rosso, la sua mano sinistra intrisa di energia mi afferrò il collo mentre il mio fendente le colpì la mano destra mozzandola di netto (come potevo immaginare che fosse mancina! Il massimo della sfortuna!) Un dolore intenso e pungente, come quello di una bruciatura da ghiaccio, m’invase il collo e da lì si sparse in fretta fino a raggiungere ogni estremità del mio corpo.
Quello che accadde dopo chiaramente non saprei come raccontarvelo senza mentire spudoratamente, perciò vi accontenterete di sapere quello che vidi al mio risveglio il mattino seguente (credo).
Sabbia, gialla, sapida, stupida, inutile sabbia. Ce ne avevo dappertutto, persino nel… ma lasciamo stare. Pare che fossi solo in questo arenaggio, ad eccezione del simpatico Niola, mozzo della Koh’vaa, simpatico perché morto, ovviamente.
-Come va la schiena Ni?-
Il suo corpo era legato stretto ad un’asse, la quale era inchiodata ad una buona parte del ponte della nostra “gloriosa” nave. Sembrava fosse stato tranciato di netto e sistemato a mo’ di zattera, aveva quattro barili galleggianti legati agli angoli, un lungo bastone adagiato su un lato (mancava solo il cartello “sono un remo, usami!”) e un sacco (il mio sacco, le mie cose, per Gruumsh!). Ora, dato che la mia mammina non si trovava sulla Koh’vaa (e poi mi avrebbe gettato ai pescecani, altro che zattera) e dato che l’unica cosa che si avvicinava lontanamente ad un amico nei miei confronti era proprio la dolce, amabile, affascinante, putrida sacerdote Hjare, che ha cercato di ammazzarmi, non riuscivo proprio a spiegarmi questa esplosione di affetto nei miei confronti. Tra l’altro perché legare Niola alla mia zattera, senza vestiti e anche piuttosto bruciacchiato, a guardarlo bene?
Mentre scacciavo questo lugubre e alquanto indigesto pensiero dalla mia mente, cercai di alzarmi e focalizzarmi sulla questione del giorno: sopravvivenza. Con mia sorpresa mi resi conto di non avere neanche un graffio (nuovo, s’intende) e pensai che, tutto sommato, con il sole alto in cielo e non una nuvola a minacciarlo, una spiaggia soffice sotto, un mare azzurro e calmo dietro, e una sconfinata steppa verde davanti… la giornata cominciava proprio di m****.

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