domenica, gennaio 27, 2008

Diario di viaggio di Tiago dei Rhym

Parte Seconda - Sabbia


A giudicare da ciò che vedo dovrei trovarmi comunque sulla costa nord del Mare della Luna, davanti a me si estende una sconfinata brughiera dai colori pallidi incartata in uno spesso velo di brina mattutina, ultimo regalo dell’inverno. Quella è il Thar, conosciuta anche come Grande Terra Grigia, un nome che è tutto un programma, là è dove abbiamo rigettato a mo’ di sgabuzzino tutte le inutili tribù orchesche che hanno cercato di opporsi alla conquista del Mare della Luna da parte del “mondo civilizzato” e sono per puro miracolo sopravvissute. La dinastia guerriera degli Zhentarim ora regna sulla maggior parte della regione, ma ovviamente non è facile tenere a bada i dissidenti, i ribelli sono le altre famiglie di colonizzatori che hanno combattuto in prima linea, a fianco degli Zhent, hanno costruito città sopra la cenere dei villaggi di orchi e lucertoloidi e sono stati infine sottomessi a forza di colpi di mano politici dai loro assai più affabili colleghi. La Koh-vaa, vascello da guerra Zhent, capitanato da Karvos Melanua, partì il 5 di gennaio da Zhentil Keep, assieme a due vascelli di supporto, armati e pieni di soldati, con ordini di portare la guerra a Melvaunt, ultima (per quanto se ne sa) roccaforte ribelle. La scorta l’abbiamo persa in mare circa un mese fa in uno scontro tremendo con una flotta di quattro navi pirata (supponiamo assoldate dai ribelli) che siamo riusciti ad affondare solo grazie al supporto degli espertissimi Maghi Rossi. Oggi in una guerra qualsiasi, aver stanziato una parte delle proprie risorse nel pagamento di questi discepoli di Thay può cambiare la sorte dello scontro, i loro incantesimi coordinati alla perfezione riuscivano a colpire le navi nemiche e al tempo stesso proteggere le nostre, senza quegli odiosi e saccenti santoni della bacchetta saremmo stati sterminati. Uno sforzo alquanto inutile visto come sono andate a finire le cose. Si mette proprio male per gli Zhent, aver perso tre navi prima ancora di cominciar la guerra e l’unico superstite di un probabile amm… un momento, ma certo non è stato affatto un ammutinamento, bensì un’ attacco da parte dei ribelli! Hjare doveva essere una spia, una sporca traditrice. Mentre indugiavo in piacevoli pensieri di odio verso quel non-morto, concentrato com’ero non mi resi conto di quello che avveniva sotto il mio naso, fino a che un rumore alquanto molesto non smascherò il furfante. –Aaargh!- Girai la testa e vidi che dietro di me era in atto una ben nota opera popolare dal titolo “ripulisci il pollo mentre è occupato a sognare ad occhi aperti”.
Era un piccola figura grigia, la protagonista, china sul mio sacco, con un’espressione di disgusto rivolta probabilmente alla povera carcassa-banchetto di Niola, che le spuntava da sotto il cappuccio calato in testa. –Fermo dove sei maniaco!- disse lei –sono armata e ho qui la tua spada, perciò rassegnati, dammi l’oro e non ti ucciderò-
-Calma ti prego, non farmi del male! Sono solo un povero naufrago-

-Bravo, così va bene maniaco, ora dimmi come si apre questo sacco!-
Notai con piacere che la mia borsa magica a prova di ladro funzionava come si deve e ripresi la conversazione: -certo, guarda è semplice devi usare una speciale chiave che ho nascosto lì…- Puntai il dito verso di lei e provai una gran gioia nel sentire l’energia che fluiva attraverso il mio braccio per concentrarsi sulla punta del dito mentre nella mia mente, in un istante, visualizzai i simboli arcani che mi permettono di lanciare un dardo incantato alla povera sprovveduta! Un bagliore porpora scaturì dalla mia mano e volò ad altissima velocità, colpendo in pieno la ladra; l’impatto la scaraventò indietro gettandola nell’acqua bassa… che dilettante.
-ma quale chiave, idiota! Ah ah ah!- Al momento ero così divertito che non mi resi conto che avevo effettivamente lanciato un incantesimo, la qual cosa è davvero notevole per me, ve lo assicuro, se pensate che ho studiato i rudimenti della magia per mesi e mesi in gioventù, dando sui nervi al mio istruttore che convintosi finalmente del fatto che ero totalmente negato, decise di iscrivermi all’accademia delle armi, dove infine ebbi più fortuna. Ciò che innervosiva di più il mio vecchio maestro era il fatto che io studiavo tanto, anche troppo, conoscevo alla perfezione la teoria e sapevo scrivere tutti gli incantesimi di base che mi venivano insegnati, però per qualche inspiegabile motivo quando si trattava di passare alla pratica non mi usciva dalle mani neanche una scintilla. Chissà dove ho trovato il coraggio e la sicurezza di tentare una mossa del genere…e fortuna che decisi di portarmi dietro il mio vecchio libro del mago! Quando avevo finito di ridere mi diressi verso la malcapitata, raccogliendo nel frattempo la mia doppia lama, e mi sporsi dal bordo della zattera arenata per vedere che fine aveva fatto. –Ehi tu, gnoma, scusa credevo avessi detto “ho sete”- Nessuna risposta. Nell’acqua non c’era, e siccome l’acqua era bassa l’avrei vista sicuramente pensai, quindi mi abbassai per guardare meglio… Chiaramente se questa fosse una storiella di “serie z”, il protagonista avrebbe appena commesso un madornale errore, e siccome questo pare proprio essere il caso ecco che da un buco tra le assi sbuca fuori una piccola mano che tiene un piccolo, ma appuntito, pugnale. In un secondo l’arma era conficcata nel mio polpaccio, potete solo immaginare il dolore, persi l’equilibrio istantaneamente due manine afferrarono la mia gamba e mi spinsero giù in acqua. Ebbi solo il tempo di incrociare il suo sguardo tra la schiuma dell’acqua mentre cadevo giù, un ghigno malefico su quella faccia che mi accorsi essere di razza halfling. Si tirò su a fatica e poi sparì dalla visuale. Mi presi una gran botta per via dell’acqua bassa, la farabutta si era nascosta sotto gli strati di assi del ponte tranciato (ecco perché i ladri sono piccoli), per forza non la vidi guardando in acqua. Mi ci volle un po’ per riguadagnare la riva e quando, strofinandomi gli occhi grondanti lanciai uno sguardo, vidi la malefica ladra che arrancava una corsetta in direzione del Thar, con in spalla il mio sacco. Era gia piuttosto lontana e si girò a un certo punto solo per urlarmi: -NON SEI GRAN CHE’ COME MAGO!-
-TI ODIO!- Fu l’unica cosa che riuscii a urlarle quella volta, pensando forse che dalla mia voce sarebbe scaturita per magia una potente maledizione fulminante. Così non fu, ovviamente e io mi trovai ancora una volta sulla spiaggia ricoperto di stupidissima, odiosissima sabbia.
Ora, se non altro, avevo uno scopo pressante, ritrovare il mio preziosissimo sacco magico sparito assieme a una halfling nelle Grandi Terre Grigie, infestate dagli orchi più incavolati di tutto il Nord.Fortunatamente cadendo in acqua mi sono portato dietro la mia doppia lama, come se questo potesse in qualche modo riscattare la pateticità della mia situazione. Tuttavia guardando sulle assi dell’ex ponte della Koh’vaa trovai qualcosa in grado di risollevarmi il morale di un bel po’ di punti e anche di strapparmi un mezzo sorriso: la formidabile ladra aveva perso la sua borsa da cintura, probabilmente slacciatasi per il colpo del dardo incantato.

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